V. Siamo nati per non morire mai più
- Marianna Platé
- 9 ott 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 27 dic 2020
“Natura umana, or come,
se frale in tutto e vile,
se polve ed ombra sei, tant’alto senti?”
(Giacomo Leopardi)
“E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo,
egli stesso vi ristabilirà,
dopo una breve sofferenza vi confermerà
e vi renderà forti e saldi.”
(1 Pietro 5:10)
La meta è oggi come ieri, la mia sola certezza, è una promessa, la sola che mi spinge a combattere e mi sollecita a non arrendermi. Nonostante la drammaticità e la contraddittorietà della mia stessa esistenza essa è sicura, vera e certa, dà sostegno alla mia vita.
La mia meta era l'infinito, vivere per l'eternità e nell'eternità, per questo, infatti, ero stata creata. La speranza e la fede, invece, erano i fari che illuminavano il mio cammino.
Se, infatti, nella vita non avessimo un obiettivo o un fine, perché, dunque, fare fatica e soffrire? Mi chiedo, che cosa cerchiamo o speriamo di trovare nel mondo?
Le difficoltà è vero si incontrano tutti i giorni e, purtroppo, nessuno può risparmiarcele.
Siamo al mondo nel modo in cui siamo, nessuno può cambiare la situazione in cui ci troviamo, ma di fronte a ciò, nonostante la nostra prima reazione di incomprensione, ci è data ancora un’ulteriore possibilità di scelta.
Possiamo essere arrabbiati per quello che ci capita o grati per quello che abbiamo.
Possiamo piangerci addosso e disperarci oppure rimboccarci le maniche e continuare a sperare.
Quello che io ho vissuto e quello che più in generale vedo nel mondo è la mancanza di fede; manca capire perché siamo al mondo, manca capire che nonostante tutto e mi verrebbe da dire grazie a tutto, alla sofferenza e al dolore noi valiamo, la nostra vita ha un valore che non siamo noi a determinare.
Siamo belli nel modo in cui siamo, siamo vivi perché qualcuno dice quotidianamente di noi che siamo speciali, che siamo amati, che siamo fatti per l’infinito, che siamo nati per non morire mai più.
Solo dunque con questa consapevolezza la nostra vita può sopravvivere, ovvero vivere sopra e quindi vincere il dolore.
La situazione che stavo vivendo in quel periodo di malattia ero certa non essere la mia destinazione finale e questo mi donava sicuramente pace e serenità.
E la speranza che avevo e ancora oggi ho è l’unica via che mi porta a dare un senso al male. Non siamo fatti per le tenebre, ma per la luce.
Non siamo destinati a soffrire, ma a gioire.
Imparai con il tempo a cogliere la vita tutta come opportunità di crescita vera ed è con questa convinzione che andavo avanti.
Perché è vero, vorremo una vita lineare all’insegna di un benessere duraturo, una vita senza problemi né oscillazioni, ma per fortuna non è così.
Ho sempre immaginato, infatti, la vita come un elettrocardiogramma di un cuore vivo, pensate se fosse piatto, sarebbe un problema no?
Le fatiche, le cadute indesiderate, gli ostacoli e gli alti e i bassi, dunque, ci saranno sempre e noi non possiamo cambiare la situazione, perché è la natura che ha deciso così.
Tuttavia, quello che possiamo fare è cambiare lo sguardo su di essa, guardando alle difficoltà come opportunità di crescita personale, ma soprattutto come normalità.
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